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L'orgoglio del traduttore
Thread poster: Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese  Identity Verified
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Mar 12, 2019

Ciao a tutti,
nella mia seppur breve carriera da traduttrice mi diletto spesso anche nelle attività di revisione/editing/proofreading. Vorrei condividere con voi un'esperienza ormai sempre più frequente: nonostante il mio impegno nella redazione di commenti che siano il più possibile neutri e impersonali, solo una piccola percentuale di traduttori accetta di buon grado la correzione, prendendola come un'opportunità per imparare e fare meglio, e non come un rimprovero e/o un giudizio pe
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Ciao a tutti,
nella mia seppur breve carriera da traduttrice mi diletto spesso anche nelle attività di revisione/editing/proofreading. Vorrei condividere con voi un'esperienza ormai sempre più frequente: nonostante il mio impegno nella redazione di commenti che siano il più possibile neutri e impersonali, solo una piccola percentuale di traduttori accetta di buon grado la correzione, prendendola come un'opportunità per imparare e fare meglio, e non come un rimprovero e/o un giudizio personale o professionale.

Ovviamente non mi riferisco a scelte stilistiche o preferenziali (che comunque sono inevitabili perché ciascuno di noi possiede un proprio stile di scrittura personale) ma a veri e propri errori, siano essi grammaticali, di traduzione, o relativi a norme redazionali specifiche per una determinata agenzia o per un determinato cliente.

Ora, dopo l'ennesimo traduttore a cui ho dovuto "giustificare" le mie correzioni, mi chiedo:

- dove sbaglio?
- vi capita di avere esperienze simili?
- cosa posso fare per evitare (o quanto meno ridurre) il loop infinito di "commenti ai miei commenti"?

Grazie a tutti e scusate lo sfogo.
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Alessandra Chiappini
Alessandra Chiappini  Identity Verified
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Stabilire i parametri e chiedere alle agenzie Mar 12, 2019

Cara Maria Pia,
lavoro spesso come revisore.
Il discorso è complesso, ti consiglierei di stabilire i parametri e chiedere alle agenzie cosa intendano per revisione.
Negli anni ho imparato ad accettare scelte stilistiche diverse dalle mie e correggo solo le frasi che non hanno senso o suonano ridicole.
Correggo poi gli errori di grammatica (che si giustificano facilmente).

Per alcune agenzie la revisione è solo la correzione di refusi, controllo di numeri e
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Cara Maria Pia,
lavoro spesso come revisore.
Il discorso è complesso, ti consiglierei di stabilire i parametri e chiedere alle agenzie cosa intendano per revisione.
Negli anni ho imparato ad accettare scelte stilistiche diverse dalle mie e correggo solo le frasi che non hanno senso o suonano ridicole.
Correggo poi gli errori di grammatica (che si giustificano facilmente).

Per alcune agenzie la revisione è solo la correzione di refusi, controllo di numeri e quant'altro. Si esclude quindi la ri-traduzione.

Buon lavoro,
Alessandra
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Susanna Martoni
Angie Garbarino
 
Giuseppe C.
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Brutta attività Mar 12, 2019

Ciao Maria Pia,

questa attività è la meno gradevole in assoluto, infatti ne sto lontano da anni perché è imbarazzante valutare la bontà del lavoro altrui.

Per farla bene occorre essere in grado di rispettare i propri colleghi, cosa che si verifica molto raramente.
Ogni traduttore italiano ritiene di produrre la traduzione migliore per quel testo. Scusa se ho specificato "italiano", ma la categoria di revisori meno rispettosi in assoluto del lavoro dei propri
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Ciao Maria Pia,

questa attività è la meno gradevole in assoluto, infatti ne sto lontano da anni perché è imbarazzante valutare la bontà del lavoro altrui.

Per farla bene occorre essere in grado di rispettare i propri colleghi, cosa che si verifica molto raramente.
Ogni traduttore italiano ritiene di produrre la traduzione migliore per quel testo. Scusa se ho specificato "italiano", ma la categoria di revisori meno rispettosi in assoluto del lavoro dei propri colleghi è proprio quella dei traduttori italiani.
Non appena ricevono un incarico di "revisore" si vestono immediatamente di una speciale autorità che quasi sempre nessuno ha loro riconosciuto e tirano diritto con ciò che avrebbero fatto loro al posto del collega, spesso con il desiderio di far notare al committente la loro immane bravura in ogni modo possibile, andando a sostituire quante più parole possibili con ridicoli sinonimi, talvolta azzeccati, ma molte altre volte del tutto ingiustificati o peggiorativi.

E' ovvio che risulti fastidioso che un collega, magari alle prima armi, tocchi la traduzione e magari non si renda nemmeno conto del motivo recondito, ignoto al revisore, spesso magari poco ferrato in quel campo, della scelta di un determinato termine o stile espressivo.

Ecco perché non accetto incarichi di revisione da freelance, perché trovo questo lavoro estremamente imbarazzante se non sono direttamente interessato alla qualità del prodotto finale da presentare al cliente finale.

Laddove ho lavorato in-house, se la traduzione era davvero penosa, pagavo lo stesso il traduttore, ritraducevo il tutto io stesso ed evitavo di ingaggiare nuovamente il traduttore sulla cui scelta mi ero evidentemente sbagliato.

In ogni caso è giusto esaminare il feedback del traduttore il cui lavoro è stato revisionato. A volte si può imparare qualcosa di nuovo e interessante e magari spesso ridimensionare il proprio ego.

Maria Pia Giuseppina Nuzzolese wrote:

Ciao a tutti,
nella mia seppur breve carriera da traduttrice mi diletto spesso anche nelle attività di revisione/editing/proofreading. Vorrei condividere con voi un'esperienza ormai sempre più frequente: nonostante il mio impegno nella redazione di commenti che siano il più possibile neutri e impersonali, solo una piccola percentuale di traduttori accetta di buon grado la correzione, prendendola come un'opportunità per imparare e fare meglio, e non come un rimprovero e/o un giudizio personale o professionale.

Ovviamente non mi riferisco a scelte stilistiche o preferenziali (che comunque sono inevitabili perché ciascuno di noi possiede un proprio stile di scrittura personale) ma a veri e propri errori, siano essi grammaticali, di traduzione, o relativi a norme redazionali specifiche per una determinata agenzia o per un determinato cliente.

Ora, dopo l'ennesimo traduttore a cui ho dovuto "giustificare" le mie correzioni, mi chiedo:

- dove sbaglio?
- vi capita di avere esperienze simili?
- cosa posso fare per evitare (o quanto meno ridurre) il loop infinito di "commenti ai miei commenti"?

Grazie a tutti e scusate lo sfogo.
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Radmila Sobacic
Luca Gentili
Andrea Brocanelli
 
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese  Identity Verified
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Grazie Alessandra Mar 12, 2019

Alessandra Chiappini wrote:

Cara Maria Pia,
lavoro spesso come revisore.
Il discorso è complesso, ti consiglierei di stabilire i parametri e chiedere alle agenzie cosa intendano per revisione.
Negli anni ho imparato ad accettare scelte stilistiche diverse dalle mie e correggo solo le frasi che non hanno senso o suonano ridicole.
Correggo poi gli errori di grammatica (che si giustificano facilmente).

Per alcune agenzie la revisione è solo la correzione di refusi, controllo di numeri e quant'altro. Si esclude quindi la ri-traduzione.

Buon lavoro,
Alessandra


Magari essere meno puntigliosa aiuterebbe.


 
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese  Identity Verified
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È uno sporco lavoro... Mar 12, 2019

Giuseppe C. wrote:

Ciao Maria Pia,

questa attività è la meno gradevole in assoluto, infatti ne sto lontano da anni perché è imbarazzante valutare la bontà del lavoro altrui.

Per farla bene occorre essere in grado di rispettare i propri colleghi, cosa che si verifica molto raramente.
Ogni traduttore italiano ritiene di produrre la traduzione migliore per quel testo. Scusa se ho specificato "italiano", ma la categoria di revisori meno rispettosi in assoluto del lavoro dei propri colleghi è proprio quella dei traduttori italiani.
Non appena ricevono un incarico di "revisore" si vestono immediatamente di una speciale autorità che quasi sempre nessuno ha loro riconosciuto e tirano diritto con ciò che avrebbero fatto loro al posto del collega, spesso con il desiderio di far notare al committente la loro immane bravura in ogni modo possibile, andando a sostituire quante più parole possibili con ridicoli sinonimi, talvolta azzeccati, ma molte altre volte del tutto ingiustificati o peggiorativi.

E' ovvio che risulti fastidioso che un collega, magari alle prima armi, tocchi la traduzione e magari non si renda nemmeno conto del motivo recondito, ignoto al revisore, spesso magari poco ferrato in quel campo, della scelta di un determinato termine o stile espressivo.

Ecco perché non accetto incarichi di revisione da freelance, perché trovo questo lavoro estremamente imbarazzante se non sono direttamente interessato alla qualità del prodotto finale da presentare al cliente finale.

Laddove ho lavorato in-house, se la traduzione era davvero penosa, pagavo lo stesso il traduttore, ritraducevo il tutto io stesso ed evitavo di ingaggiare nuovamente il traduttore sulla cui scelta mi ero evidentemente sbagliato.

In ogni caso è giusto esaminare il feedback del traduttore il cui lavoro è stato revisionato. A volte si può imparare qualcosa di nuovo e interessante e magari spesso ridimensionare il proprio ego.


...ma qualcuno lo deve pur fare! Ti do ragione quando viene meno appunto il rispetto, ma il mio sfogo deriva da commenti rispettosi (e del tutto legittimi). E, non fraintendermi, io sono molto aperta al dialogo e alla discussione costruttiva, ma a volte mi ritrovo a spiegare l'ovvio. Forse, come dici tu, bisogna semplicemente appurare il livello del traduttore e magari trarre le proprie conclusioni.

[Modificato alle 2019-03-12 17:34 GMT]


 
Cristina Feletto
Cristina Feletto  Identity Verified
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È una questione di toni Mar 12, 2019

Io ormai lavoro quasi esclusivamente come revisore. Negli anni ho "imparato" a usare un tono cortese e amichevole nei miei feedback, ottenendo reazioni molto più positive dai miei colleghi.

Per le modifiche stilistiche, evita di usare parole come "sbagliato", "errato", "questo suona male", ecc., e cerca di iniziare piuttosto con un "Suggerisco..." o "Secondo me sarebbe meglio scrivere così...".

Davanti a un errore vero e proprio, fornisci sempre una fonte autorevole
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Io ormai lavoro quasi esclusivamente come revisore. Negli anni ho "imparato" a usare un tono cortese e amichevole nei miei feedback, ottenendo reazioni molto più positive dai miei colleghi.

Per le modifiche stilistiche, evita di usare parole come "sbagliato", "errato", "questo suona male", ecc., e cerca di iniziare piuttosto con un "Suggerisco..." o "Secondo me sarebbe meglio scrivere così...".

Davanti a un errore vero e proprio, fornisci sempre una fonte autorevole che giustifichi la correzione, così eviti che la conversazione vada avanti all'infinito. Non aver paura di andare sul pesante con le correzioni, perché alla fine sei tu a fare il signoff della traduzione e ad assumertene la piena responsabilità.

Ricorda comunque che in genere viene sempre data una possibilità al traduttore di rispondere al tuo feedback. Se non c'è l'accordo, allora a quel punto dovrebbe intervenire una terza parte. Nelle agenzie con cui collaboro funziona così ed è normalissimo.

Infine, se un traduttore "se la prende", non darci troppo peso: io ho sempre ritenuto poco professionale questo tipo di comportamento.

[Edited at 2019-03-12 22:55 GMT]
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mariant
Daniela Urso
Maria Teresa Borges de Almeida
Andrea Brocanelli
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
Eleonora_P
 
Fiona Grace Peterson
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Bagaglio più che orgoglio Mar 12, 2019

Bisogna sempre ricordare che ogni traduttore che riceve del feedback lo fa spesso con un bagaglio tutt'altro che positivo per quanto riguarda le revisioni. Revisori a loro volta incapaci, oppure che fanno cambiamenti insulsi semplicemente per giustificare il loro ruolo all'interno dell'agenzia.

Se sei sicura che le tue revisioni e i tuoi commenti sono veramente neutri e impersonali come dici, allora credo sia utile ricordare che anche il traduttore in questione potrebbe non avere un
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Bisogna sempre ricordare che ogni traduttore che riceve del feedback lo fa spesso con un bagaglio tutt'altro che positivo per quanto riguarda le revisioni. Revisori a loro volta incapaci, oppure che fanno cambiamenti insulsi semplicemente per giustificare il loro ruolo all'interno dell'agenzia.

Se sei sicura che le tue revisioni e i tuoi commenti sono veramente neutri e impersonali come dici, allora credo sia utile ricordare che anche il traduttore in questione potrebbe non avere una storia del tutto positiva con le revisioni. Oppure approfitta della mancanza di un confronto diretto per sfogarsi. Tutto è possibile; non per questo sia giustificabile. Certe cose bisogna anche farle scivolare addosso, dal momento che nessuno dei due può capire fine in fondo le intenzioni e/o stato d'animo dell'altro.
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Luca Gentili
Maria Teresa Borges de Almeida
Andrea Brocanelli
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
Angie Garbarino
 
Daniel Frisano
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Polveriera Mar 13, 2019

Ho sempre fatto volentieri revisioni, con l'idea che guardare un testo con occhi altrui aiuta spesso a considerare alternative lessicali e strutturali magari dimenticate e a guadagnare in elasticità, ma negli ultimi tempi nella società italiana in generale ha preso piede un clima da tutti contro tutti, pronti a saltarsi addosso con la minima scusa, e lavorare con chiunque sta diventando insopportabile.

Ciò premesso, per me l'unico modo per uscirne senza tanti mal di testa è corr
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Ho sempre fatto volentieri revisioni, con l'idea che guardare un testo con occhi altrui aiuta spesso a considerare alternative lessicali e strutturali magari dimenticate e a guadagnare in elasticità, ma negli ultimi tempi nella società italiana in generale ha preso piede un clima da tutti contro tutti, pronti a saltarsi addosso con la minima scusa, e lavorare con chiunque sta diventando insopportabile.

Ciò premesso, per me l'unico modo per uscirne senza tanti mal di testa è correggere solo l'inconfutabile e aggiungere brevissimi commenti tipo "omissione", "refuso", "concordanza tempi verbali", "senso della frase" e simili.

Ho riscontrato che questo tipo di commenti tende a depersonalizzare l'intera procedura e il traduttore si sente meno punto nell'orgoglio (che ne ha rovinati più lui che il petrolio, giova ricordarlo).

Per i casi di possibili miglioramenti che magari non sono venuti in mente al traduttore, da centellinare con estrema cautela, inserisco commenti tipo "Alternativa: ....", di nuovo per evitare qualsiasi intervento che possa essere interpretato come un attacco personale diretto. Ormai sembra che siano tutti seduti sopra un barile pieno di polvere da sparo, una mossa falsa e saltano subito per aria.

Di solito evidenzio le correzioni a colori:
Verde: facoltativo. Migliorerebbe la comprensibilità o fluidità del testo, ma il testo può sopravvivere anche senza.
Giallo: raccomandato. Di solito sono incoerenze terminologiche non sostanziali ma brutte da vedere, omissioni veniali, o scelte terminologiche che suonano davvero strane.
Rosso: fortemente raccomandato. Senso della frase confuso, omissioni più gravi ma che ancora non stravolgono il contenuto.
Viola: necessario. Senso della frase stravolto, refuso grave (tipo scrivere "contatto" al posto di "contratto"), omissioni sostanziali.

Se poi gli errori non sono molti, aggiungo un rapportino tipo quello riportato qui sotto.

Aggiungo che insisto sempre con il cliente per mantenere per quanto possibile un doppio cieco fra traduttore e revisore, nel senso che nessuno dei due saprà chi è l'altro e tutti gli scambi avverranno attraverso l'agenzia. Se poi non vogliono farlo perché hanno sempre una fretta matta, tendo a svicolare da ulteriori lavori di revisione con quel cliente.

E se stai già mettendo in atto misure di questo tipo e ti saltano addosso lo stesso, allora mi arrendo.

Untitled-1

[Edited at 2019-03-13 00:37 GMT]
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mariant
Daniela Urso
Maria Teresa Borges de Almeida
Luciana Trevisi
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
Cristina Feletto
 
Luca Gentili
Luca Gentili  Identity Verified
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Non fare agli altri... Mar 13, 2019

...quello che non vorresti fosse fatto a te.

Dal canto mio, quando mi trovo a dover valutare (e correggere) il lavoro altrui cerco sempre di rileggere i miei commenti mettendomi dall'altra parte. Mi domando "Come reagirei se mi dicessero questa cosa in questo modo?". Seguendo questo criterio normalmente non incorro in querelle senza fine. Ovviamente poi va considerato che ogni persona è un universo a sé, capiterà sempre chi non tollera le correzioni.

In generale mi
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...quello che non vorresti fosse fatto a te.

Dal canto mio, quando mi trovo a dover valutare (e correggere) il lavoro altrui cerco sempre di rileggere i miei commenti mettendomi dall'altra parte. Mi domando "Come reagirei se mi dicessero questa cosa in questo modo?". Seguendo questo criterio normalmente non incorro in querelle senza fine. Ovviamente poi va considerato che ogni persona è un universo a sé, capiterà sempre chi non tollera le correzioni.

In generale mi piace il lavoro di revisione perché è un confronto del proprio modo di lavorare con quello di un altro: ci sono cose da insegnare (perché a volte purtroppo sono proprio le basi del mestiere a mancare) ma anche tante da imparare.
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Luciana Trevisi
mariant
Maria Teresa Borges de Almeida
Chiara Gavasso
Andrea Brocanelli
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
Eleonora_P
 
Luciana Trevisi
Luciana Trevisi  Identity Verified
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Complicato Mar 13, 2019

Mi capita spesso di occuparmi di revisione/proofreading e per un certo periodo questa è stata proprio la mia attività principale. Ho sempre evitato di mettermi su un piedistallo e di sentirmi infallibile, anche perché io stessa penso di avere sempre cose da imparare. Lo considero un lavoro che va fatto con rispetto e mantenendosi spogli da qualsiasi presunzione e eccesso di orgoglio: perché è chiaro che, se esiste "l'orgoglio del traduttore", inevitabilmente questo è pronto a scontrarsi co... See more
Mi capita spesso di occuparmi di revisione/proofreading e per un certo periodo questa è stata proprio la mia attività principale. Ho sempre evitato di mettermi su un piedistallo e di sentirmi infallibile, anche perché io stessa penso di avere sempre cose da imparare. Lo considero un lavoro che va fatto con rispetto e mantenendosi spogli da qualsiasi presunzione e eccesso di orgoglio: perché è chiaro che, se esiste "l'orgoglio del traduttore", inevitabilmente questo è pronto a scontrarsi con "l'orgoglio del revisore"... Quindi, se devo occuparmi di una traduzione di cui non conosco l'autore, tengo sempre un tono un po' distaccato, impersonale e il più possibile "neutro". Se invece conosco il traduttore, mi permetto di essere più diretta nel far notare se qualcosa non va, ma nello stesso tempo metto anche in evidenza ciò che è positivo. In questo modo, non mi è mai capitato che qualcuno si sia offeso e se ci sono state delle incomprensioni si sono chiarite rapidamente.Collapse


Maria Teresa Borges de Almeida
Andrea Brocanelli
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
mariant
 
NFtranslations
NFtranslations
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Oltre produrre una ottima traduzione bisogna anche giustificarla. Mar 13, 2019

A eccezione del discorso di banali errori quali battiture, corrispondenze e punteggiatura, (di cui i cat sono provvisti di uno strumento di verifica automatica) non esiste una traduzione migliore di un'altra ma, equivalente. Ci sono traduzioni sbagliate per la presenza degli errori di cui sopra o perchè il testo non è stato trasferito correttamente nel linguaggio di destinazione. Diversamente da questo, possono esistere solo traduzioni equivalenti. Cioé il messaggio è stato trasposto con un ... See more
A eccezione del discorso di banali errori quali battiture, corrispondenze e punteggiatura, (di cui i cat sono provvisti di uno strumento di verifica automatica) non esiste una traduzione migliore di un'altra ma, equivalente. Ci sono traduzioni sbagliate per la presenza degli errori di cui sopra o perchè il testo non è stato trasferito correttamente nel linguaggio di destinazione. Diversamente da questo, possono esistere solo traduzioni equivalenti. Cioé il messaggio è stato trasposto con un diverso stile che è proprio dello specifico traduttore.
Detto questo, è molto importante che chi effettua un lavoro di revisione ha in mano un contatto, un riferimento diretto con il traduttore, con il lavoro svolto e che possa suggerire quanto ha condizionato il traduttore nelle scelte operate o lo sviluppo del work in process.
Io ho adottato un semplice ed efficace metodo che agevola il revisore nel suo lavoro e mi libera della enorme mole di lavoro postumo di giustificare al revisore la mia traduzione.
Probabilmente parliamo della scoperta dell'acqua calda ma so che quasisi nessuno, oramai, adotta questa semplice soluzione.
La Nota Del Traduttore.
Io insieme al ritorno del lavoro unisco la mia nota di traduzione.
Un excel con i riferimenti del segmento, word source, word target scelto, nota con le motivazioni della scelta, link che hanno condotto a questa scelta, riferimenti normativi/tecnici/ecc.
Da quando utilizzo questo semplice espediente non mi è mai più tornato un commento del traduttore fatto tanto per fare.
Anzi, devo dire che 9 lavori su 10 non tornano più note alcune del revisore e che la consegna dei lavori scorre liscia come l'olio. Haha!

Saluti e buon lavoro


[Edited at 2019-03-13 17:40 GMT]
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Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
 
Chiara Gavasso
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Dialogo e umiltà Mar 14, 2019

Ciao Maria Pia, ti capisco e sono completamente d'accordo su quello che dici. Posso dirti che a me è servito molto seguire un laboratorio pratico di revisione in cui ho potuto confrontarmi con una professionista del settore e a cui ho potuto esporre i miei dubbi, simili ai tuoi.
Quando il rapporto con un determinato collega è particolarmente complicato, non sono d'accordo sul lasciare il lavoro di intermediario all'agenzia, se esiste, perché può essere che il PM non parli italiano, qui
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Ciao Maria Pia, ti capisco e sono completamente d'accordo su quello che dici. Posso dirti che a me è servito molto seguire un laboratorio pratico di revisione in cui ho potuto confrontarmi con una professionista del settore e a cui ho potuto esporre i miei dubbi, simili ai tuoi.
Quando il rapporto con un determinato collega è particolarmente complicato, non sono d'accordo sul lasciare il lavoro di intermediario all'agenzia, se esiste, perché può essere che il PM non parli italiano, quindi spiegargli tanti punti può essere lungo e faticoso e magari non funzionare. L'ideale sarebbe poter dialogare con l'altra metà. Ho avuto un'esperienza meravigliosa in questo senso: io (revisore) e il traduttore in-house, di madrelingua italiana, ci sentivamo quando lui aveva terminato il lavoro e mi spiegava i punti più ostici, in cui era meno sicuro o su cui voleva un confronto. Perfetto, perché anch'io al momento di rileggere la traduzione potevo chiedere perché aveva scelto il traducente B invece che A oppure gli proponevo la mia scelta e chiedevo che ne pensava. È stata una relazione molto costruttiva e serena, in cui entrambi avevamo un ruolo paritario, di massima umilità e rispetto delle scelte altrui, per il bene comune del testo finale. Puoi provare a chiedere al committente se è d'accordo?
So che non una situazione simile non può essere la norma con certi clienti, purtroppo, e soprattutto quando prevale la presunzione da parte di uno o dell'altro.
Sono convinta anche che non ci sia una "cultura" della revisione, d'altronde nei corsi di laurea o nei master ci insegnano a tradurre, ma a svolgere una revisione no (è il mio caso personale e ho una formazione universitaria e post-universitaria esclusivamente in questo ambito) o che spesso il traduttore, consapevole che "tanto il testo passa sotto gli occhi di qualcun altro", non esegua un lavoro al meglio delle sue capacità.
Forse sono andata un po' fuori tema, perché è un argomento caldo anche per me, ma credo che potresti provare a vedere se funziona la possibilità di confrontarti direttamente con il traduttore.

Chiara
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Luciana Trevisi
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
Andrea Brocanelli
 
Tom in London
Tom in London
United Kingdom
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Lancia Mar 14, 2019

Spezzo una lancia a favore delle agenzie italiane con le quali lavoro: non trovono mai nulla da ridire sulle mie traduzioni. So che (ovviamente) le controllano. Tranne una agenzia dove c'è un revisore con l'occhio d'acquila che ogni tanto spia qualche piccola errore ed/o incertezza e mi chiede, sempre con gentile e vero interesse, se avevo fatto la scelta giusta. Mi piacciono le sue osservazioni perché mi tengono molto attento a quello che faccio.

Purtroppo qualche volta mi sono i
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Spezzo una lancia a favore delle agenzie italiane con le quali lavoro: non trovono mai nulla da ridire sulle mie traduzioni. So che (ovviamente) le controllano. Tranne una agenzia dove c'è un revisore con l'occhio d'acquila che ogni tanto spia qualche piccola errore ed/o incertezza e mi chiede, sempre con gentile e vero interesse, se avevo fatto la scelta giusta. Mi piacciono le sue osservazioni perché mi tengono molto attento a quello che faccio.

Purtroppo qualche volta mi sono imbattuto in agenzie che insistono sul controllare/cambiare/stravolgere ogni singola traduzione, bella o brutta che sia. Non lavoro mai con loro.

A loro dico: smettetela!

Uno dei problemi, mi pare, è che le agenzie ingaggiono i revisori con il compito preciso di controllare le traduzioni. Se un revisore non trova nulla, perde il posto. Quindi è sempre nell'interesse del revisore trovare qualcosa anche se la deve inventare.

A maggior ragione se lo stesso datore di lavoro del revisore non ha padronanza della lingua d'arrivo. Come fa un datore di lavoro che non ha padronanza della lingua d'arrivo a valutare le capacità di un revisore?

[Edited at 2019-03-14 10:20 GMT]
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Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
Maria Pia Giuseppina Nuzzolese  Identity Verified
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Spunti di riflessione Mar 14, 2019

Leggo con interesse i vostri commenti, e trovo utilissimi i vostri spunti. Penso di poter riassumere il tutto con la necessità di una maggiore comunicazione, sia tra il traduttore e il revisore, che tra l'agenzia e le sue figure professionali. È assurdo come proprio la nostra categoria di "professionisti della comunicazione" abbia proprio in quest'ultima la causa di molti dei suoi problemi, non trovate?

Edoardo Lorenzo Corda
 
Giuseppe C.
Giuseppe C.  Identity Verified
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Non tantissimo Mar 14, 2019

Ispirandomi a una canzone di Ivano Fossati:

i traduttori sono
"per niente facili, uomini(/donne) così poco allineati
li puoi chiamare ai numeri di ieri
se nella notte non li avranno cambiati..."

Basta passare dall'altra parte della barricata, ossia diventare committenti, per accorgersi di quanto tatto occorra adoperare per evitare discussioni al limite dell'autismo.
Una volta un traduttore a cui mi ero permesso di esporre i desideri stilistici
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Ispirandomi a una canzone di Ivano Fossati:

i traduttori sono
"per niente facili, uomini(/donne) così poco allineati
li puoi chiamare ai numeri di ieri
se nella notte non li avranno cambiati..."

Basta passare dall'altra parte della barricata, ossia diventare committenti, per accorgersi di quanto tatto occorra adoperare per evitare discussioni al limite dell'autismo.
Una volta un traduttore a cui mi ero permesso di esporre i desideri stilistici del cliente finale (non i miei), con esempi di modifica di alcune sue frasi, ha reagito con un'ira assolutamente imprevedibile con un'email tra le più lunghe che abbia mai ricevuto, ricca di improperi e quasi insulti.

Ovviamente questa non è la norma. Tuttavia è molto spesso bene agire con moltissima cautela, in quanto la reazione per nulla giustificata da fatti oggettivi è spesso pronta a scattare.
Sarà perché è un lavoro stressante, ma sarà anche perché noi traduttori apparteniamo a una categoria di persone poco propense a mettersi in discussione, a maggior ragione quando si tratta di traduzioni, le nostre creature.

Chi ha mai partecipato a team incaricati di tradurre una parte di un grosso lavoro, sa benissimo quanto ad esempio sia difficile per i vari membri trovare la quadra sui termini da utilizzare e quanto risulti odioso doversi consultare con altri per potere andare avanti nel lavoro. Io direi che i traduttori non sono proprio adatti a comunicare tra loro quando si tratta di lavoro. Va molto meglio quando si condividono le lamentele e le cattive esperienze o qualsiasi opinione su qualsiasi altro argomento.

Naturalmente, nessuno sarà mai disposto ad ammetterlo pubblicamente, esattamente come per qualsiasi dettaglio del proprio lavoro, fatte salve le ovvie eccezioni.

Buon prosieguo,

Giuseppe


Maria Pia Giuseppina Nuzzolese wrote:

Leggo con interesse i vostri commenti, e trovo utilissimi i vostri spunti. Penso di poter riassumere il tutto con la necessità di una maggiore comunicazione, sia tra il traduttore e il revisore, che tra l'agenzia e le sue figure professionali. È assurdo come proprio la nostra categoria di "professionisti della comunicazione" abbia proprio in quest'ultima la causa di molti dei suoi problemi, non trovate?
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Maria Pia Giuseppina Nuzzolese
 
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